Rarità - "RIPOSO DOPO LA FUGA IN EGITTO"
olio su tavola - cm. 44 x 37
opera di SIMONE CANTARINI (Pesaro, 1612 - Verona, 1648) - attr.
Artista solitario e drammatico, il pesarese Simone Cantarini (Pesaro, 1612 - Verona, 1648), è senz'altro uno degli artisti italiani più significativi del suo secolo e rappresenta in assoluto una voce unica, geniale ed innovativa della pittura di quel tempo. Egli occupa infatti nel mondo dell'arte barocca della prima metà del XVII sec., un ruolo che lo avvicina per più di un aspetto al Caravaggio, sia per la vita stentata e vagabonda, per la varietà e la ecletticità dei temi trattati che per la morte precoce a soli 36 anni. Chiamato a Mantova nel 1647 da Carlo II Gonzaga, vi trovò un'ambiente ostile che lo umiliò profondamente tanto da indurlo a trasferirsi a Verona, città dove trovò però una morte duratura non senza sospetti di veneficio.
In realtà l'arte pittorica del Cantarini, pur sviluppandosi dalle linee tipiche della scuola bolognese, è ben presto indirizzata verso un'idea originale e personale, evidente anche nelle numerose opere grafiche all'acquaforte e bulino di cui fu un grandissimo interprete. Anche in quest'opera ad olio su tavola di noce ( il tema della fuga in Egitto gli sarà molto caro e, con varianti più o meno accentuate, lo ripeterà più volte anche in grafica) egli sa coniugare in modo mirabile profondità di sentimenti, classica compostezza, eleganza figurativa, armonia poetica dell'insieme.
La ricerca e la contemplazione del Divino sono rappresentate come esperienza interiore assoluta e coinvolgente nella solitudine del paesaggio che fa da sfondo ai personaggi e la loro collocazione in uno spazio essenziale e del tutto naturale. La quotidianità intrisa di familiarità della scena è accentuata dal gesto di San Giuseppe che allunga le braccia per raccogliere teneramente il Bambino dal grembo di Maria.
Inizialmente allievo del concittadino Gian Giacomo Pandilfi, dopo un viaggio a Venezia tornò in patria per continuare la propria formazione alla scuola del Veronese Claudio Ridolfi. Dopo il periodo tardobaroccesco e l'avvento in area marchigiana dei maggiori pittori bolognese da un lato e dai caravaggeschi dall'altro, il Cantarini trascorse un burrascoso periodo a Bologna
a contatto con Guido Reni di cui non accettava, pur subendono l'influsso, per superbia in relazione alle proprie indubbie grandi capacità la supremazia del Maestro. Del loro sodalizio artistico resta un celebre ritratto in cui Guido Reni viene raffigurato dal Cantarini in modo realistico e psicologicamente alquanto introspettivo. In realtà fu un incontro-scontro fra 2 culture, con la tendenza del Cantarini a sperimentarsi in libertà e senza forti legami della pittura "paradisiaca" del Reni.
A causa del suo carattere litigioso e per questioni di donne, attorno al 1635 aveva lasciato Pesaro per Bologna ma già nel 1639 era di ritorno in patria da dove si trasferì a Roma, restandovi fino al 1642. Dopo quest'ultima data, essendo morto il Reni, fu nuovamente a Bologna in un'atmosfera per lui più vivibile.
L'opera è provvista di expertise del Prof. Antonio Marani
Prezzo: € 15.000,00 o proposta d'acquisto
Valore Museale
sito web: www.palazzodelbuonsignore.com